Come hai scoperto il canto?
Ho sempre amato cantare, sin da piccolo. La passione me l’ha trasmessa mio padre che aveva una bellissima voce ma che da giovane purtroppo non aveva potuto studiare. E’ lui ad aver intuito come fosse importante per me la musica e a 9 anni mi iscrisse a una corso di piano forte.

Quando sei salito per la prima volta su un palcoscenico?
A 10 anni presi parte all’opera Pollicino al Teatro Fraschini di Pavia. Interpretai il ruolo di Messer Gufo cantando su una scaletta tutta traballante.

Hai iniziato presto…
Si, ma durante l’adolescenza mi innamorai del basket e entrai nella squadra giovanile della mia città giocando in serie A per alcuni anni. Mi allenavo quasi tutti i giorni, cosi per non trascurare gli studi e il pianoforte lasciai perdere il canto.

Chi ti ha spinto a ricominciare?
I miei genitori avevano un ristorante ed io ogni sera andavo a dare una mano. Nella sala principale céra un pianoforte a muro ed era inevitabile che qualcuno mi chiedesse di suonare e cantare qualcosa. Tra questi clienti cérano anche appassionati di lirica e abbonati alla Scala. Tutti mi dicevano che la mia voce era un portento e che sarebbe stato un vero peccato non valorizzarla.

Così iniziasti a studiare seriamente…
Sì, con il tenore Umberto Grilli. Per sei anni feci solo vocalizzi ma oggi capisco l’importanza di quei sacrifici. Infatti, a 29 anni, dopo aver vinto diversi concorsi, fui notato e chiamato alla Scala per l’audizione del Falstaff con Riccardo Muti.